Epos Perenne
Epos perenne
(mattino) – voce di uomo rivolto ad altri uomini: - Ma non vi sembra troppo coperto quel bambino? Così soffre! Voi non siete coperti come lui!
(pomeriggio – voce di donna rivolta a bambino) –No! Non è più carnevale, non puoi uscì col costume. Ma non vedi che ci sei solo tu in costume? Non è normale.
(notte – voce di uomo rivolto ad africana) – Se io fossi un mago, al quale potere chiedere tutto, che cosa vorrebbe?
-Io no chiederei niente.
Testi dal lungometraggio “Epos perenne”
-Salve! Eh! Io ho le vertebre della schiena che si schiacciano un po’ tra loro. Penso perché resistiamo alla forza di gravità. Si! La terra ci attrae, no? E noi resistiamo, e questo schiaccia le vertebre, e ci fa soffrì perché resistiamo.
-Salve! Lo sa? Ho letto che i Comuni premiano i primi nati dell’anno nuovo. Mmm … non mi piace si premino sempre quelli che arrivano prima. Oggi la vedo diverso dal solito … E una volta ho scritto un verso: “Sempre nel corpo d’Ahmed, ed anche nel tuo, una parte o l’altra versa in malessere”.
-Salve! Lo sa che dietro le mura c’è come uno spazio, no? Lì buttano cose vecchie … anche le nuove … eh! Non si aspetta più che una cosa invecchi. Una volta ciò trovato un simulacro di cartone con la faccia come di una madre. E questa musica di clavicembalo? Ah! Viene dai piani alti.
-Questa lunga macchina americana l’ho comperata da un fornaio. Chissà dove l’ha trovata … non la uso da molto. Eh! E’ dei tempi di quando stavo in collegio. Sembra intrappolata tra le mura,eh? Dove può andare? Se accesa può sfondare il muro sa? E’ potente se si vuole. Ah! Ho trovato un simulacro con la faccia come di madre. L’ho fatta entrare in casa.
-Le vede quelle persone, attraverso la fessura? Lavorano tanto, eh? Sacrificano la famiglia per il lavoro … uno sacrifica la famiglia per il lavoro. Come? Ah, si! Questi polizieschi che alla fine si arresta l’omicida e tutti stanno meglio, sorridono, e finisce così, e non si parla che questo va alla pena capitale, ma tutto è sereno, mettono una musica, pure serena … e questa banda, militare? Sta a passà dietro quel muro …
(Voce di straniero)
-Signore! Esci di dentro! Vuoi cassetta con musica di mia terra?
-La sento subito. Si, ma mi sembra un po’ fatta occidentale …
-Si, ora produce sempre così!
(Estrae un registratore portatile e vi incide) Registrazione numero uno: La città vista nella notte pare un’astronave predisposta a decollare e a condurre i cittadini verso un’altra cosa.
-Pronto, scusi l’ora tarda. Lei ha messo un annuncio per lavoro? Io sono un fotografo che cerca una persona per pubblicità. Incontriamoci domani. Buonasera.
(L’incontro)
-Come sta? Le foto pubblicitarie le voglio ambientà sottoterra, si … sottoterra. (Si ritrovano in un profondo sotterraneo) Questi passaggi, come un collegio, eh? Caserma, carcere … Allora, per questo spot voglio ricostruire una scena di sofferenza. Alla gente piace la sofferenza finta. Lei è sdraiato sulla branda, da caserma, appunto, con la schiena scoperta. Lei intanto è ammanettato da questi schiavettoni che sono del secolo scorso, ci bloccavano i ribelli. E le ho messo un bavaglio, come di censura, così non sentono gli urli. Ecco … la schiena … e uno tenta di separà con questo ferro le vertebre della schiena, che so schiacciate tra loro. Fermo, che separo … nella finzione, eh?
Un incendio da una finestra dei piani alti.
-Ma s’incendia tutto!?
-No, solo una stanza, per ora …
-Ma c’è qualcuno lassù in alto?
-Non credo …
(Notte) –Che fa? Da acqua alle piante? Eh! Si deve fa quando non c’è sole … nel buio … se no bruciano … con il calore … Vi riconosco, siete una di quelle che vivono lontano dalla terra loro! Eh! L’anno prossimo a Gerusalemme …
-Pronto? Scusi che è notte. Sono un fotografo … si, lo so che è una parrocchia. Cercavo qualcuno per fare delle foto che vorrei mettere la domenica davanti alla chiesa. Si! Ci vediamo, bene. Buonanotte.
(Incontro) -Ah! Lei è dell’Azione Cattolica. Ho pensato di scendere sotto di noi. (scendono in un sotterraneo) Questi sono come fondali devastati, che si prestano per le foto religiose che voglio fare, perché alla gente piace. Allora! Proviamo la scena. Io trascino il suo corpo e lo nascondo … ecco … come un sepolcro. Si! Voglio realizzare una cosa che si deve condannare … si deve condannare nella foto. Lei insegna catechismo? Si?! In collegio si diceva delle schiere degli angeli. Ah … non s’insegna più tanto? E’ una cosa del passato.
-Oh! Dice che il riparatore delle antenne è caduto dall’alto! Non so se è vero …
-Registrazione numero 2: signor riparatore, che cosa t’ha spinto a sfidare i venti? Non stavi bene nel caldo della tua bottega ad occuparti delle abat-jour?
-Registrazione numero 3: ho trovato occhiali in un cassetto. Come ci son finiti? Mi piacciono le cose che non si capiscono.
-Pronto? Perdoni che è … va be’… sono il regista che l’ha fermata per strada. Può passare domani per un provino? Bene.
(Incontro. Si parlano attraverso un vetro condominiale opacizzato)
-Salve, sono il regista! Ah! Non mi sente? Ed io non la vedo. Faccia tutte le scale, fino in alto. Così uno si vede veramente …
(sono nel vano dei cassoni dell’acqua) –Si, voglio ambientà le riprese qua dentro. La luce di fuori riesce a entrà … dentro … un bene. Allora, lei deve entrare nel cassone. Eh! Si bagnerà si! E le ho preparato una cambiata, che mi ricorda il vestito che preparammo per un mio parente estinto. Eh! Ma un sacrificio si fa per un film commerciale, no? Entri! Eh, lo so, non è facile, cerchi di arrampicarsi, tutti ci arrampichiamo. Su, su, in alto! Giù, giù, in basso! Non affoghi, eh? Che non possiamo più girà questo film popolare. Anch’io dovrei entrà la dentro, nell’acqua non c’è più la forza di gravità che stanca la schiena, e ci si lascia andare …
Ooh! Che c’è sul fondo? Quell’antica città scomparsa? È tanto che non vado al mare …
-Sentite, me la fate vedere quella culla? Se aprite quella porta io vedo la culla. Dalla porta di fronte ci separa uno spazio. Ah! È una femmina … è da farle il panegirico. Lo facevamo in collegio con l’incenso, come un’adorazione. E si dicono delle parole. Facciamo per finta che siano queste: Femmina, tu sei l’inizio di quello che tanti vogliono. Quante cose ti girano intorno. Non dovrai tagliarti i peli delle ascelle. Perché!?
-Registrazione numero quattro: Questo personaggio ha la regola di salire quando è sera sulle terrazze, dove seduto osserva i cittadini nelle loro cose, ed ha la tana come una sacca amniotica … questo almeno nei suoi pensieri.
(voce di straniero da dietro un muro) –Signore! Esci fuori, da dentro? Vuoi piezzo di tempio, di cerimonia che noi fatto? A noi più non serve, noi buttiamo.
-Io prendo tutto.
-Visto come tua ombra è più forte?
-Siete tanti al di là del muro, eh? Un giorno o l’altro scavalcherete.
-Pronto? Stavo pensando che siamo d’estate, ma ci si copre di più rispetto alle altre estati. Ci si copre di più ma è estate.
-Pronto? Si, c’è un guasto e non arriva corrente, e sto al … buio, e devo telefonare con la porta delle scale aperta, che fa entrà … luce. Ma guarda, ancora m’appare qualcuno. Quanti anni! Non la vedo bene … è oscuro, disturbato. Si ricorda quando andavamo a vedere il treno che passava nel fondale e sembrava un trenino giocattolo? Eh! Ma se piaceva, perché lei è scomparso, poi? Eeh… mi sa che ho la febbre. Con la febbre si è più veri però, eh? Non c’è la forza di fa cose inutili.
Ho preso una candela, come si faceva nel passato. (va verso la culla del proprio figlio) Eh! Ma non c’è più futuro … be’, non c’era neanche un gran passato, sai? Ed io ti benedico.
(voce da lontano) –Signore! Vede quelle persone? S’incontrano prima o dopo il lavoro, pe’ dì qualche verso tra loro.
Registrazione numero cinque: quanto mi è caro sentire la mia pelle piagare. Arenile, sale, sabbia, mare.
Eh! Anche se la luce stamattina m’ha disturbato il sonno. Sapete? Ho una fessura nella persiana che fa passà troppa luce, troppa, mi disturba. Io poi sono anche sensibile.
Registrazione numero sei: e vorrei essere la stanza del convittore, nel cui silenzio e nel furore lui si tocca. E poi con abitudine vola dalla finestra verso altre cose.
(rivolto ad un vecchio) – Scusi, che mi da una gomma? Ah, non ne ha più. Mi da quella che ha in bocca? Non importa, è che mi va proprio.
(la consegna ad un bambino) –Mastica sta gomma bimbo, prendi! Non ti devi schifà, i vecchi non sono diversi da noi come t’hanno detto tutti.
Registrazione numero sette: cieco di guerra, che sei rimasto accecato in qualcuna delle tue guerre, e ora devi chiedere al giovane militare che t’accompagna su quanto accade tra le coppie dentro i cespugli dei parchi pubblici. Anch’io sono in guerra. Questo c’ho registrato mi piace, ma lo devo capì meglio.
Registrazione numero otto: qualunque cosa faranno i collegiali una volta diventati grandi rimarranno sempre quelli che impiccavano le lucertole.
-Ma guarda chi appare, la bidella del collegio. Come state?
-E voi? Ieri ho scoperto in una fessura del collegio polvere di almeno cinquant’anni fa. E i collegiali sulla polvere ci disegnano le figure dei genitali, e sempre, eh? Va a capì perché …
-Io lo so.
-Eccoli i collegiali! E non capisco perché gli ultimi della classe hanno un corpo diverso: so più sviluppati, pelle scura, sopracciglia folte da grandi.
-I baffetti sulle labbra grosse, dove a volte può colà della saliva, che li porta a sputà per terra …
-E una volta m’è venuto da scrive così: corpi che l’ottusità non fa altro che desiderà, so oggi lo sdegno dell’altri collegiali, che ancora non possono capì e desiderà. Addio.
-Ragazzetti! Scusate collegiali, sono qua in alto! Devo preparà una cosa recitata. Uno di voi deve mette le mani al collo dell’altro, così, per finta. Il testo sarà così, sentite le giuste parole: “Un cittadino dice alla sua vittima: io faccio certe cose per non sentire il peso di altre cose che non saprei dire, come quando si vuole digerire e uscendo ci si incammina verso tanti assassinii”.
-Scusa ragazzetta, puoi venì qua sotto? Ma tu hai i capelli tinti, no? Si vede la radice nera … si! Registrazione numero nove: i capelli sono chimici, fatti con la chimica.
Senti, vorrei fa una prova per la scena che dovrei fare. Te li tiro per finta … finzione.
-Mi fa male così!
-Solo un momento, è per capire … la scena.
-Signore, mi fa male! Mi lascia?! Fa male!
-Si vede la radice nera.
-Signore, fa male!
-Ragazzetta, esci da dentro! Viè qua sotto! Ti getto una sigaretta. Non fa male perché lo fanno tutti, è normale quello che fanno tutti.
-Oh! Anche lei m’appare … la lavandaia del collegio, buonasera! E quella persona che l’era tanto cara?
-Eehh … scomparsa da tempo. Tutto sapevo della sua vita, solo d’un viaggio non mi raccontò mai … uno di quei viaggi che durano poco e che ogni tanto si devono fa. Non mi raccontò mai, e non so perché. Ecco! Me sembra de vedello, con la sua valigia … (nel ricordo appare un uomo che cammina in una strada stretta come una fessura con la sua valigia e vedendo passare un ragazzetto lo assale).
(un vecchio arabo chiama dall’alto d’una terrazza)
-Signore! Gira, gira in te stesso, como derviscio! E’ cosa antica, aiuta!
(il protagonista gira su se stesso e comincia a sbandare) –Non sono abituato all’equilibrio!
Arabo-Io detto così per dire …
-Portinaio! Può entrà dentro … in casa? Ho trovato dietro l’armadio una porta murata. Guardi! Su cosa da? I portinai una volta indossavano la giacca col distintivo e il cappello con la visiera … ah! Non si usa più …
(Un giovanotto entra)
-Permesso … rispondo all’annuncio d’un editore che cerca scrittori giovani. Ho una storia che può piacè a tanta gente.
-Le offro un dessert … e gli metto dentro una cosa che forse non ci andrebbe, ma oggi si fanno cose che non ci sarebbe bisogno di fare … (e vi mette nascostamente qualcosa dal suo organo genitale).
(L’ultimo giorno)
-Lo sa che mi chiedo? Ma se uno nel sonno pensa una cosa, no?
-Vuol dire che fa un sogno?
-Si, ma volevo evità quella parola … se uno sogna una storia, questa storia non l’ha ragionata, perché dormiva, quindi non è proprio l’autore … però questa storia non è di nessun altro, perché si è creata in lui, ma non è lui l’autore …
(scende al di là del muro) –E sembra di scendere per la prima volta su di un pianeta.
(voce da una grata) –Allora signore, ce lo dice dov’è che va?
-Tutte ste voci! C’è sempre qualcuno che ti deve dì qualcosa, mai un po’ di silenzio, neanche nella natura … nel corpo …
Eh, uno dice la direzione delle cose… cosa!
-Non sono mai salito sulla terrazza. E poi dice che quando non c’è foschia si riesce a vedere il mare. I panni bianchi che sembrano spettri …
(Ridiscendendo gli appare un uomo vecchissimo) –Voi siete del secolo passato, vero? Quanto tempo … vi vedo a malapena. Ma quando c’era l’impiccagione in piazza veniva tanta gente? E la luce, di notte, nelle strade? Ah! Più buio …
-Eppure io penso che in un’età lontanissima v’era un equilibrio, che addirittura la pioggia scendeva solo la notte per non disturbare i viandanti.